LO SCENARIO DELLA VALLE DEL BOVE
NELLA MONTAGNA ETNEA:
I DICCHI NEL PAESAGGIO ESTIVO ED INVERNALE
Per realizzare il reliquiario da donare al Santo Padre Giovanni Paolo II, nel giorno della celebrazione della Beatificazione del Card. Dusmet abbiamo scelto segni e simboli, in qualche modo.espressivi dell’ambiente vulcanico etneo e della attività pastorale dell'Arcivescovo Dusmet.
Il reliquiario è costituito da una base in argento sagomata nella forma della Sicilia, sulla quale è stata poggiata una piccola lastra di pietra lavica; in cima ad essa è posta una teca a vetri che custodisce un osso del piede del Beato Dusmet.
La parte centrale e visibile del reliquario è proprio la pietra lavica, che delinea la sagoma dell’Etna nel cielo siciliano.
Essa è stata scrostata da un “dicco”, particolare forma lavica presente anche sull’Etna.
Il dicco è una parete rocciosa risultante dalla intrusione del magma nelle fenditure degli strati superficiali della crosta terreste.
Nella relazione preliminare per la istituzione del Parco regionale dell’Etna vengono descritti i caratteri del vulcano «riguardanti la morfologia del rilievo montuoso, nei suoi singolari e variabili aspetti, collegati tanto con gli effetti dell’attività vulcanica quanto con gli effetti della degradazione esogena. Ed ecco quindi che alla fantastica morfologia di estese coperture laviche fanno riscontro i dirupi e scarpate, così come al singolare addensamento di gruppi di vulcanetti di scorie contrasta l’aspra e selvaggia bellezza dei valloni che frastagliano le cosiddette “serre”, così come ancora ai minacciosi muraglioni di lava (“dicchi”) sporgenti dalle pareti della Valle del Bove contrastano gole e torrenti dove irrompono con violenza talvolta distruttrice gli effimeri corsi d’acqua alimentati dallo scioglimento delle nevi o dai violenti acquazzoni autunnali».
Tutte queste particolarità morfologiche caratterizzano ”un ambiente fisico già di per sé stesso tipico a causa della millenaria fenomenologia vulcanica che lo ha determinato e che ne domina la continua evoluzione nel tempo e nello spazio”.
Nella relazione per il Parco viene descritta l’attività eruttiva del cosiddetto Etna primordiale; i suoi resti affiorano nell’incantevole Valle del Bove e sono rappresentati da innumerevoli banchi di lava e di tufi sovrapposti e da imponenti muraglioni rocciosi ("dicchi"), a costituire uno degli scenari naturali dell’intero vulcano, dove all’enorme importanza scientifica si somma l’orrida e al tempo stesso affascinante spettacolarità del paesaggio.”
La lastra rocciosa che abbiamo scrostato da un “dicco” è quindi un simbolo paleostorico che dà il senso della perennità.
Nel celebrare la beatificazione del Card. Dusmet abbiamo scelto un simbolo semplice e naturale espressivo del cammino nel tempo eterno di Dio.
Almeno altri due segni sono leggibili nella simbologia dei ”dicchi” vulcanici etnei.
Il primo è dato dalla loro genesi per intrusiva penetrazione del magma dai profondi strati geologici.
L’altro deriva dallo sprofondamento e dal crollo di antichi vulcani che fanno emergere i muraglioni lavici dei dicchi, come le guglie di monumentali cattedrali nel maestoso paesaggio della montagna etnea.
Ebbene, la penetrazione dalle profondità della terra e del Cielo con la svettante monumentalità delle guglie naturali possono essere simbologie capaci di raffigurare l’azione caritativa e pastorale del Card. Dusmet.
La esemplarità della Sua vita rende testimonianza del profondo servizio ai poveri e sofferenti, e di intenso zelo pastorale manifestato con forza e dolcezza e con infaticabile esempio.
Tra i momenti caratterizzanti la vita del novello Beato Card. Giuseppe Benedetto Dusmet, arcivescovo di Catania, viene spesso ricordato quello alla guida della processione portando la reliquia del velo di S. Agata in prossimità del fronte lavico, per invocare la fine dell’eruzione dell’Etna che nel maggio 1886 minacciava di distruggere alcuni paesi alle falde del vulcano per poi, dirigersi verso Catania.
Dopo quella processione, a distanza di giorni, l’eruzione ebbe termine e le popolazioni furono grate alla iniziativa di fede e di preghiera voluta dal Cardinale.
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